Sara ha 24 anni, nasce a Firenze da padre fotografo e mamma vetrinista. La sua vita è quindi sempre stata immersa nell’immagine e il suo sguardo rivolto all’arte. Dal negozio di famiglia alla TheDarkroom, dalla fotografia di moda a quella di sport; e dalla foto alla pratica, ecco la storia di Sara Piazzini.
Sara, come è avvenuto il tuo avvicinamento alla fotografia?
Paradossalmente mi sono avvicinata alla fotografia un po’ tardi. Non perché non mi piacesse, ma perché quasi mi volevo ribellare a quello che sembrava già scritto, anche se i miei non mi hanno mai imposto nulla. Finite le superiori ho iniziato a interessarmi all’attività del mio babbo: il nostro è un negozio a conduzione familiare, che nel 2015 compirà 40 anni: si fanno eventi, matrimoni, ecc… Mi definisco una fotografa di terza generazione. Il babbo è stato il mio primo maestro, mi ha spiegato come funziona la macchina fotografica e le regole base. Però volevo mettermi alla prova anche da sola. Avevo iniziato l’università a Firenze ma non l’ho mai terminata, perché nel frattempo avevo deciso di studiare fotografia.
E così sei arrivata alla TheDarkroom.
Esatto. L’ho scelta perché sapevo che era una scuola molto tecnica e che sapeva andare incontro alle persone che come me lavorano; con Michele (Pero) mi sono trovata molto bene. La scuola ha colmato ciò che mi mancava. Mio padre mi ha insegnato tutto sul campo, alla TheDarkroom ho imparato la tecnica, il perché e il come, il meccanismo. E anche del lavoro sul campo alternativo a quello che facevo in negozio.
Quanto è come TheDarkroom ti ha aiutato per la tua realizzazione professionale?
Mi ha aiutato nella parte tecnica innanzitutto: la rotellina che gira nell’ingranaggio, come e perché. Mi ha dato l’opportunità di lavorare nella moda con le aziende, che è sempre stato una mia passione (ho studiato moda e tessuto alle superiori). Allo stesso tempo mi ha dato la possibilità di conoscere anche altri ambiti della fotografia, come il reportage, o la fotografia di eventi, con BACI 2013, Hinamatsuri e L’Artigianato a Fuoco. Mi sono potuta mettere alla prova con un altro ramo di questo lavoro che prima non mi interessava quanto la moda, che è comunque la mia passione principale. È un campo molto chiuso e si lavora sui contatti; io mi dedico al nostro negozio e quando posso rendo i miei servizi personali.
Abbiamo parlato di tecnica, parlami del tuo stile invece
Dunque, mi considero una fotografa di moda che però studia molto l’espressione e perciò sono stata definita ‘ritrattista di moda’. Cerco molto il bilanciamento corretto per il viso. Utilizzo uno zoom 24-70mm, un 105mm micro nikkor, e un 180mm. Il mio preferito per l’effetto sfocato e bokeh, è il 105mm micro nikkor, mi piace come fa risaltare la figura. Accentuo i toni scuri nel bianco e nero mentre per l’immagine a colori preferisco i toni chiari.
Qual è il tuo rapporto con i social network come professionista?
A me non piace moltissimo per cui non ci perdo troppo tempo, ma bisogna ammettere che ora sono diventati fondamentali come mezzo di autopromozione. Capita facilmente che se qualcuno è interessato a chiamarti per un lavoro, vada a vedere la tua pagina Facebook. Una volta si girava con il portfolio cartaceo, ora sui social. D’altro canto, ora con il digitale e il facile approccio al fotoritocco, tutti si spacciano per fotografi sui social e si è perso un po’ il contatto umano con chi ti assegna un lavoro. Il cliente che si trova faccia a faccia con te ha un rapporto più vivo, difatti preferisco dove possibile prendere accordi di persona.
Ho visto che ora fai anche fotografia sportiva.
Sì, ho iniziato a fotografare gare di arti marziali e pian piano mi sono avvicinata agli sport da combattimento. Ho fotografato incontri di brasilian jiu jitsu, incontri di MMA, in gabbia, o di karate, e ora faccio reportage di sport da combattimento qua in zona. Ho fotografato stage e tornei di lotta, anche undici ore di fila! Dopo un po’ però mi sono ritrovata anche a praticare questo sport in prima persona; è curioso dove possa portarti la fotografia. Continuo comunque i miei reportage, le mie foto vengono pubblicate e scelte dai lottatori ed è anche un modo per autopromuovermi.
Altri progetti personali?
Sì, sto cercando di staccarmi dal negozio e fare progetti miei, a breve organizzerò una mostra dei miei lavori. Nella moda cerco sempre di ampliare il mio portfolio per candidarmi alle aziende della zona, anche se è un progetto lento. Nel frattempo faccio matrimoni, cerimonie, piccoli servizi anche con coppie e bambini, che amo molto.
Hai qualche fonte di ispirazione? Fotografi famosi o che conosci?
No. (ride). Ce ne sono tanti che apprezzo, però nessuno in particolare. Potrei dire Ansel Adams, il primo che mi venga in mente. Ma in realtà io mi ispiro a tutti i grandi fotografi, bisogna riuscire a imparare qualcosa da tutti. Inoltre io forse sbaglio, ma non studio i servizi prima, non ho un piano specifico o linee guida; devo vedere com’è il rapporto col soggetto, com’è la luce in quel momento e vado a ruota libera. Tutto può ispirarmi, una pubblicità in tv o una foto sul giornale, anche un fotografo che non mi piace, può ispirare qualcosa. In questo apprezzo i social network, mi permettono di seguire tanti fotografi.
Insomma, sei una creativa. Dove ti vedremo nel futuro?
Su Vogue!
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