Un giorno di test con la Mamiya C330 e il suo teleobiettivo da 180 mm sulla terrazza Mascagni a Livorno.
Non mi manca la fotografia a rullino. Una moderna fotocamera reflex digitale “full frame” ha più vantaggi della sua nonnina analogica. Ma il formato quadrato, la risoluzione linee per millimetro e certi effetti “in macchina”, tipo la resa degli obiettivi sul centro e sui bordi, erano elementi che ogni tanto volevo inserire in un reportage.
Per cui dieci anni fa mi presi la vecchia robustissima Mamiya C330 con l’80 mm f/2,8 di serie, un 55 mm e poi trovai questo 180mm di casa Mamiya in un negozio dell’usato fotografico in Romagna. Era quasi un’antiquariato a tema, con velocità d’otturazione tutte sue (il centesimo e il cinquantesimo) e il vantaggio di chiudere fino ad f45.
Lo usai solo una volta a Berlino. Si rivelò decisamente complesso da maneggiare per strada, visto che inquadra stretto, malgrado equivalga ad un 91 mm. La “lente-mirino”, quella sopra, è buia e un po’ appannata. In più, con una biottica a mano libera è complicato scattare più in alto dell’altezza petto. Non ricordo assolutamente il risultato, probabilmente scartai la diapositiva perché non mi soddisfaceva il soggetto in sé.
I risultati del test della Mamiya C330
Son qui che aspetto i risultati del secondo di due test realizzati in dieci anni di distanza l’uno dall’altro. L’ultimo fatto l’altro giorno, in Terrazza Mascagni a Livorno.

La Mamiya C330 e il suo teleobiettivo da 180 mm diventano regine dei social per un giorno di test sulla Terrazza Mascagni a Livorno
La location l’avevo scelta solo perché prossima ad una mostra che volevo visitare. Casualmente era mezzogiorno. C’erano il bel sole e le nuvolette zucchero filato. Ho scattato a f45 e poi ad f4,5, impazzendo con la velocità d’otturazione dato che dentro avevo una 400 ISO a colori. Fra uno scatto e l’altro son capitati il vecchietto, che l’aveva scambiata per una cinepresa, ed una collega felice del suo libro in pubblicazione, del suo nuovo piercing e della bici vintage che la stava accompagnando a godersi il bel sole.
La condivisione sui social
Prima di riporre tutto mi son detto “fammi fare due foticchie da condividere”.
Sarà deformazione professionale, quella dello scattare con criterio, per cui ho scelto di fare alcuni scomodi scatti con l’iPhone SE ed ho scelto quelle dove lo spazio di sfondo era occupato da persone. Diciamo pure messe nel punto giusto. Decisamente si tratta di “foticchie” fatte per gioco. La macchina non mi sembrava un soggetto da mettere esattamente al centro dell’inquadratura. Poi il formato quadrato è una relativa novità. Poi… non lo so. Ma il risultato è stato sorprendente.
So però che ad oggi su quel post condiviso sulle tre pagine fb che gestisco più il gruppo dedicato alle fotocamere Mamiya e uno alle lenti vintage (dove la maggior parte dei post sono fotografie fatte con lenti analogiche su supporti digitali) ha raggiunto 2880 persone e ci sono state 429 interazioni fra cui 56 likes (5 dei quali “love”…esagerati) e 14 commenti, uno dei quali dagli “IUESEI” ed abbastanza cervellotico.

La Mamiya C330 e il suo teleobiettivo da 180 mm diventano regine dei social per un giorno di test sulla Terrazza Mascagni a Livorno
Eppure son due scatti rapidi fatti con lo smartphone!
Come nasce una foto di successo
È stata un’occasione per chiedersi il perché di una bella foto. Senz’altro sono gli “occhi, la testa e il cuore” coordinati dell’impareggiabile HCB.
Ma andiamo più a fondo. Il soggetto, la composizione, la luce. In questo caso la macchina vintage è un soggetto attraente. Se l’avessi condivisa su un gruppo di appassionati di pesca d’altura non so che risultati avrei ottenuto… L’aver inquadrato con criterio è un’altro buon punto a favore, che ritengo indispensabile. La bella luce, insieme al cielo con le nuvolette di zucchero filato, sono stati due alleati tanto forti quanto inaspettati. Nella memoria profonda di ciascuno, un cielo cosi è un’immagine piacevole. L’effetto prospettico del pavimento a scacchiera è poi la ciliegina sulla torta.
Ripensandoci la deformazione professionale è solo la forma mentis del fotografo, che sa vedere una fotografia prima di scattarla e sa come evidenziare quel che vuol comunicare attraverso di essa.